Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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a Provincia Granda, Oggerino  Gennaio 2011   Torna alle categorie

Ricordando Umberto Oggerino

 

Conosco Umberto Oggerino solamente nel 1991.

Il PCI si è sciolto dopo una storia settantennale, il crollo dei paesi dell’est fa parlare di “fine della storia”, il PDS nasce proponendo una “sinistra senza aggettivi” (formula che avremmo risentito cento volte).

In questo quadro, immediatamente peggiorato dall’esplosione di Tangentopoli e dallo scoppio della prima guerra del golfo, prova lampante che il mondo non sta andando verso un’era di pace, nasce Rifondazione.

In provincia non si ha una spaccatura organizzata nel PCI, come avviene - invece- quasi dappertutto. Si uniscono la piccola Democrazia Proletaria, ultimo dei gruppi di “nuova sinistra” e alcuni/e ex iscritti/e che si sono opposti alle scelte di Occhetto.

Conosco, allora, di Mondovì, Mario e Concetta Giaccone, Umberto Oggerino e Livia. Li ricordo nelle prime, confuse, riunioni a Cuneo, nella piccola sede di via Saluzzo. Sono saltati i riferimenti, mancano le coordinate, per anni elementi di forza e di identità. Non è facile, per linguaggi, modalità, orientamenti, trovare sintesi tra chi proviene da un grande partito come il PCI e pensa alla formazione di Togliatti e Berlinguer e chi dai “gruppi” che hanno criticato il compromesso storico.

Oggerino non si iscrive a Rifondazione (troppe delusioni precedenti), a differenza della moglie, sempre combattiva, ma partecipava assiduamente e con interesse.

Lo ricordo a tutte le riunioni provinciali, al primo incontro pubblico (salone strapieno, con Sergio Garavini), al congresso provinciale (8 dicembre 1991), nella modestissima sala del Foro boario, a Cuneo, quando nasce formalmente il partito, d’accordo in tutto con la mia relazione, tranne che sul passaggio circa le “droghe leggere”.

Per anni, quindi, è sempre presente e attento, riflessivo, documentato. Mi regala annate di “Rinascita” (con te sono al sicuro), segno, in una città un tempo operaia, di un passato e di una tradizione che inizio a conoscere meglio.

Totale l’antifascismo, sempre al primo posto nelle sue analisi.

Il giorno in cui, inizio anni ’90, la destra va, per la prima volta, al ballottaggio al comune di Mondovì, lo incontro davanti al palazzo comunale. Nonostante l’incredibile risultato di Rifondazione (9%), la frase che ripete continuamente é: I fascisti in Municipio!

E’ questo antifascismo fermo e motivato a portarlo ad opporsi all’ascesa di Berlusconi e Fini, come scelta fondamentale e prioritaria. Nel 1995, alle regionali, il voto a Rifondazione alle regionali si intreccia a quello per il candidato del centro- sinistra alla presidenza. Sembra incrinarsi l’amicizia di decenni con Concetta.

La segreteria di Bertinotti non parla alla sua cultura di comunista. Sembra avere riferimenti e atteggiamenti diversi. Nel 1998, Rifondazione lascia il governo Prodi. Pone domande su occupazione, precariato, orario di lavoro. L’antifascismo e “l’unità” sono, però, per Umberto e Livia, prevalenti. E’ il loro distacco da Rifondazione.

Lo incontro, da allora, frequentemente all’Istituto storico della Resistenza in cui è, da sempre attivissimo. Sempre attento ai fatti, agli scritti, preoccupato per gli assalti alla legalità e alla Costituzione. Un giorno mi dice: Alla mia età, ogni giorno può essere l’ultimo. Un altro mi chiede: Berlusconi durerà 5 o 10 anni? Gli rispondo 10 e più, perché la malattia e grave e l’alternativa è stata distrutta.

Interviene, con commozione, al triste ricordo di Concetta, quando lei ci lascia (2003), troppo prematuramente.

Lo vedo, per l’ultima volta, ad una proiezione nel nuovo salone dell’Istituto. Lo trovo invecchiato e cambiato fisicamente. Scuote la testa alla domanda sulla salute e ancora di più commentando la situazione italiana e locale. Se ne va ad 84 anni.

Lo ricorderemo con stima ed affetto, quelli che in venti anni, abbiamo sempre sentito nei suoi confronti, ripensando ad una stagione di grande impegno e di intense speranze.

Sergio Dalmasso

 

 

 

 

Umberto Oggerino, partigiano e comunista.

Giovanissimo partigiano nelle formazioni autonome (Cosa), stimatissimo funzionario al comune di Mondovì, comunista documentato, riflessivo, rispettoso di idee, pareri, percorsi, formazioni anche diverse dalla sua.

Antifascista convinto e fermo, attivo nell’Istituto storico della Resistenza.

Attivo, anche senza tessera, in Rifondazione nei suoi primi anni, sino alla dolorosa rottura del 1998.

Così ricordiamo con commozione Umberto Oggerino che ci ha lasciati pochi giorni fa.

Insieme a Concetta e Mario Giaccone, resterà una delle figure più belle del movimento comunista della nostra città.

Un sincero abbraccio alla moglie e alle figlie.

I compagni e le compagne

del circolo “Dante di Nanni”

di Rifondazione comunista- FdS